Negli ultimi anni il rapporto tra vitamine del gruppo B, in particolare B6 e B12, e oncologia ha suscitato forte attenzione nella comunità scientifica. Se da un lato queste vitamine sono considerate essenziali per numerosi processi fisiologici, dall’altro emergono dati sorprendenti che suggeriscono una potenziale criticità della loro integrazione nei pazienti con tumore in atto. Approfondire questa relazione è fondamentale per comprendere quali precauzioni debbano adottare coloro che affrontano una diagnosi oncologica, specie in relazione alla supplementazione vitaminica non controllata.
Il ruolo metabolico delle vitamine B6 e B12
Le vitamine B6 e B12 sono note per la loro importanza nelle reazioni metaboliche, nella produzione di globuli rossi e nel supporto alle funzioni neurologiche. In particolare, la vitamina B12 (cobalamina) risulta indispensabile per la sintesi del DNA e per la proliferazione cellulare, processi vitali sia nelle cellule sane che, purtroppo, nelle cellule tumorali. Un aspetto singolare della B12 è la sua capacità di essere avidamente utilizzata dalle cellule neoplastiche, che spesso esprimono una maggiore quantità di recettori specifici per captarla e impiegarla nella propria rapida divisione.
Questa caratteristica rappresenta un vero e proprio “paradosso oncologico”: una vitamina generalmente ritenuta salutare può diventare un veicolo di crescita per le cellule maligne, supportando la loro sopravvivenza e la progressione tumorale.
Integrazione e rischio aumentato: cosa dicono gli studi
Numerosi dati epidemiologici recenti hanno evidenziato un inquietante collegamento tra integrazione massiccia di B6 e B12 e aumento del rischio oncologico, soprattutto per quanto riguarda il tumore al polmone nei fumatori. Uno studio condotto dalla Ohio University ha riscontrato che i soggetti che per anni hanno assunto elevate dosi di queste vitamine sotto forma di integratori “monovitaminici” hanno sviluppato un’incidenza fino a quattro volte superiore di cancro polmonare rispetto a chi non le assumeva. Il dato risulta ancora più marcato nei soggetti fumatori, per i quali il rischio diventa incrementato da tre a quattro volte.
Un ulteriore elemento di attenzione emerge analizzando la quantità di principi attivi contenuti negli integratori: molti di questi prodotti possono di fatto fornire dosi tra le 50 e le 2.000 volte superiori rispetto all’assunzione dietetica raccomandata, un eccesso totalmente fuori scala rispetto ai fabbisogni fisiologici. Le conseguenze vanno oltre un semplice accumulo: l’apporto elevato di vitamina B6 e B12 favorirebbe non solo la formazione di nuovi tumori, ma anche la progressione e la capacità metastatica di quelli già avviati.
Particolarmente significativa è la relazione tra livelli plasmatici di cianocobalamina (una delle forme della vitamina B12) e mortalità nei pazienti oncologici. Nei soggetti con livelli elevati prima della diagnosi è stata osservata una prognosi peggiore, con una maggiore tendenza a sviluppare neoplasie aggressive e in stadi avanzati.
Meccanismi molecolari: le cellule tumorali e la “fame” di vitamina B12
Dietro questi dati si celano meccanismi biologici complessi. La cobalamina non solo è un “nutriente chiave” per la sopravvivenza cellulare in generale, ma diventa un vero e proprio acceleratore per la crescita tumorale in determinati contesti. Alcuni tumori, come gli adenocarcinomi polmonari, sembrano particolarmente dipendenti da questa vitamina: esprimono più recettori specifici e captano più facilmente la B12, supportando in tal modo la propria replicazione e la produzione energetica tramite ATP.
Questa peculiarità cresce di importanza in ambito clinico: negli ultimi anni, è stato sconsigliato l’uso non supervisionato di supplementi di vitamina B12 e B6 nei pazienti oncologici, in quanto la loro disponibilità potrebbe favorire l’insorgenza di recidive e metastasi, oltre a peggiorare la risposta ai trattamenti. Tuttavia, occorre sottolineare che in casi specifici di grave deficit o rischio di tossicità legata a chemioterapia, una somministrazione sotto stretto controllo specialistico può risultare appropriata e persino protettiva.
Vitamine B e cancro: sfumature, consigli e rischi reali
La relazione tra vitamine B e oncologia non è univoca; esistono infatti scenari clinici in cui la supplementazione mirata è giustificata, ad esempio per proteggere il midollo osseo o favorire la recupero immunitario dopo trattamenti intensivi. Tuttavia, ciò richiede una valutazione scrupolosa da parte dell’oncologo e si basa su precise indicazioni ematologiche e metaboliche. Al contrario, l’uso indiscriminato di integratori “ad alto dosaggio”, pubblicizzati come ricostituenti o energizzanti, può risultare dannoso per molte persone con diagnosi oncologica.
Gli attuali orientamenti raccomandano di evitare supplementazioni di B6 e in particolare B12 nei pazienti affetti da tumore, salvo urgente necessità certificata dal medico. Di seguito alcuni aspetti chiave:
- Non iniziare terapie con vitamine B6 o B12 senza una precisa prescrizione oncologica, specie se si è già in corso di terapie antitumorali o si fa parte di popolazioni a rischio come fumatori.
- La dieta equilibrata resta la principale fonte di micronutrienti, limitando il rischio di eccessi e assicurando invece l’approvvigionamento naturale e bilanciato anche di quelle vitamine il cui “surplus” potrebbe risultare dannoso.
- Livelli elevati di B12 nel sangue sono correlati a prognosi peggiori e tumori più aggressivi, e sono associati a maggiore incidenza di tumore dell’esofago, del polmone e altre patologie neoplastiche.
Le evidenze più recenti confermano che un livello troppo elevato di micronutrienti nel sangue può portare a un aumento delle probabilità di ammalarsi anche di altre forme di cancro, per cui la parola d’ordine è sempre “moderazione”. L’AIRC sottolinea che al momento non esistono prove solide a favore della supplementazione vitaminica come strumento preventivo efficace contro il cancro, mentre aumentano di anno in anno le segnalazioni di rischi legati ad assunzioni non motivate e prolungate.
In sintesi, la sorprendente ragione per cui ai malati oncologici si consiglia di evitare supplementazioni di vitamina B6 e B12 risiede non solo nel rischio di aumentare la crescita e l’aggressività delle cellule tumorali, ma anche nella possibilità concreta di peggiorare la prognosi, favorire metastasi o addirittura la formazione di nuovi tumori, come indicato da studi epidemiologici su ampie popolazioni. L’assunzione di queste vitamine deve essere valutata esclusivamente dallo specialista in relazione a parametri individuali e quadro clinico complessivo.