L’etichettatura dei prodotti alimentari è uno strumento indispensabile per la tutela dei consumatori: non solo permette di identificare ingredienti e nutrienti presenti nei cibi, ma aiuta a riconoscere e ad evitare quei componenti comunemente noti come trigger, cioè quegli elementi potenzialmente problematici per la salute o responsabili di reazioni avverse. Ma quali sono i nomi da individuare subito sulle confezioni e come imparare a evitarli? Esaminare e comprendere le diciture riportate richiede attenzione, conoscenza delle principali categorie di sostanze coinvolte e una certa dimestichezza con le normative vigenti.
Cosa sono i cibi trigger e perché riconoscerli dall’etichetta
I cosiddetti cibi trigger sono tutti quegli alimenti o ingredienti che possono scatenare reazioni indesiderate in soggetti sensibili o portatori di allergie, intolleranze, o condizioni metaboliche particolari. In altri casi, può trattarsi di sostanze ritenute sfavorevoli per la salute generale, come additivi chimici, coloranti, grassi raffinati o zuccheri nascostiadditivi. L’indicazione dettagliata di tali componenti sulle confezioni è regolamentata da normative europee e italiane che impongono di menzionare:
- Allergeni principali, come glutine, arachidi, soia, latte, uova, frutta a guscio, pesce, crostacei, sedano, senape, sesamo, anidride solforosa/solfiti e lupini. Questi elementi devono essere sempre segnalati in etichetta e spesso sono evidenziati con caratteri diversi dal resto degli ingredienti.
- Additivi alimentari (conservanti, antiossidanti, coloranti, emulsionanti, edulcoranti, addensanti): riconoscibili tramite la denominazione specifica o il codice europeo “E” seguito da un numero (es. E200 per l’acido sorbico, E621 per il glutammato monosodico).
- Grassi e oli raffinati (olio di palma, olio di cocco, grassi idrogenati): devono essere chiaramente specificati in etichetta, mai indicati genericamente come “oli vegetali”.
- Ingredienti OGM e prodotti sottoposti a irradiazione, i quali, per legge, vanno dichiarati.
- Zuccheri semplici mascherati da nomi come sciroppo di glucosio, fruttosio, destrosio, maltodestrina, zucchero invertito.
Elenco dei nomi comuni sui cibi trigger: come identificarli
Quando ci si trova di fronte a una confezione alimentare, la prima regola è leggere con calma e attenzione la lista degli ingredienti, ordinati per peso decrescente. Ecco altri (oltre agli allergeni già citati) nomi sospetti che dovrebbero mettere in allarme chi ricerca un’alimentazione più sana o ha esigenze particolari:
- Glutammato monosodico (o E621): esaltatore di sapidità comune nei prodotti trasformati, può causare fastidi in soggetti sensibili.
- Caseinato di sodio: derivato del latte usato spesso in prodotti vegani o vegetariani, può essere problematico per chi è allergico.
- Solfiti/anidride solforosa:: conservanti spesso impiegati in vino, succhi di frutta, frutta disidratata.
- Coloranti artificiali: sigle come E102 (tartrazina), E110 (giallo tramonto FCF), E124 (rosso ponceau).
- Aromi artificiali: compare spesso la generica dicitura “aromi”, che può celare una varietà di composti chimici di sintesi.
- Grassi trans e idrogenati: associati a un peggioramento della salute cardiovascolare; cercare termini come “oli parzialmente idrogenati”.
- Dolcificanti artificiali: tra i più comuni l’aspartame (E951), saccarina (E954), acesulfame K (E950).
- Ingredienti composti: se un ingrediente è a sua volta composto da altri elementi, l’elenco deve esplicitare la sua composizione dettagliata.
Strategie pratiche per evitare i cibi trigger
Evitare i componenti indesiderati non è sempre semplice: le denominazioni sono spesso tecniche, la stampa è minuta e alcune sostanze non sono immediatamente riconoscibili. Tuttavia, affidandosi a una metodologia rigorosa è possibile ridurre notevolmente i rischi.
- Leggi sempre tutta la lista degli ingredienti: anche nei prodotti apparentemente “sani”, possono celarsi conservanti o additivi non dichiarati in modo evidente.
- Cerca i nomi dei principali allergeni evidenziati generalmente in grassetto o con caratteri diversi nel campo ingredienti.
- Controlla la presenza di sigle: presta particolare attenzione a quelle precedute dalla “E”, che identificano additivi.
- Prediligi prodotti semplici e poco lavorati: più corta è la lista degli ingredienti, minore sarà la probabilità che contengano sostanze trigger.
- Attenzione ai prodotti per intolleranti: anche prodotti venduti come “senza glutine” o “senza lattosio” possono contenere altre sostanze a rischio, come zuccheri aggiunti o additivi.
- Evita incertezza: in caso di dubbi sui termini utilizzati (es. “aromi naturali”), cerca informazioni sul significato reale o contatta il produttore.
- Non trascurare la provenienza degli oli: assicurati che sia specificata (olio di girasole, di mais, ecc.) e non genericamente “oli vegetali”.
Consapevolezza alimentare e rischi delle illusioni nutrizionali
Il marketing alimentare spesso utilizza termini e diciture che danno un’impressione di maggiore naturalità e salubrità senza obbligatoriamente garantire la reale assenza di sostanze potenzialmente dannose. Diciture come “senza zuccheri aggiunti”, “naturale”, “light”, “bio”, “100% vegetale” non sono automaticamente sinonimo di prodotto privo di cibi trigger, poiché la regolamentazione permette ampi margini interpretativi.
Spesso anche l’impiego di allergeni nascosti o la presenza di tracce non dichiarate in modo esplicito possono creare problemi a soggetti particolarmente sensibili, come nei casi di favismo: questa condizione impone di evitare non solo le fave, ma anche alimenti industriali che potrebbero contenerne tracce, rendendo fondamentale un attento controllo delle etichette e, laddove necessario, il consumo esclusivo di prodotti preparati in casa.
Per una vera sicurezza, è opportuno:
- Diffidare di claim e slogan generici presenti sul fronte della confezione.
- Confrontare più prodotti dello stesso segmento, scegliendo quelli con la composizione più chiara e meno industrializzata.
- Prediligere aziende trasparenti e attente alla trasparenza in etichetta, che rendono disponibili informazioni dettagliate sulla provenienza e la lavorazione degli ingredienti.
Sviluppare la capacità di identificare nomi tecnici, sigle e denominazioni alterate permette di evitare i principali rischi per la salute legati ai cibi trigger e favorisce scelte alimentari consapevoli. Solo un controllo meticoloso delle etichette, accompagnato da una costante informazione, consente di evitare errori e adottare una dieta veramente equilibrata.