Nonostante i BTP siano storicamente uno degli strumenti di risparmio prediletti dagli italiani, l’illusione della loro assoluta sicurezza è spesso sopravvalutata e non sempre corrisponde alla realtà dei mercati finanziari contemporanei. Analizzare in maniera critica la reale sicurezza dei BTP significa prendere in considerazione elementi come il rischio di default sovrano, l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e la percezione errata che molti hanno della loro funzione rispetto a un investimento privo di rischi. Tali aspetti emergono oggi con maggiore urgenza, alla luce delle evoluzioni del contesto economico globale e delle recenti esperienze di mercato.
I BTP: cosa sono e cosa promettono davvero
I Buoni del Tesoro Poliennali sono titoli di Stato italiani che offrono agli investitori privati e istituzionali la possibilità di finanziare il debito pubblico a fronte di un rendiconto periodico sotto forma di cedole e della restituzione del capitale a scadenza. La narrazione di una sicurezza assoluta deriva in parte dalla promessa, formalmente rispettata dallo Stato, di restituire il capitale nominale e pagare gli interessi maturati nel corso della durata del titolo.
Tuttavia, questa visione appare semplificata e parziale. Esistono infatti almeno tre elementi da tenere in forte considerazione:
- Il rischio sovrano non è mai azzerato, anche per un paese considerato “affidabile” come l’Italia.
- L’inflazione può erodere sensibilmente il valore reale del capitale restituito a scadenza.
- Le variazioni dei tassi d’interesse possono generare forti perdite, se ci si trova costretti a vendere i titoli prima della loro naturale scadenza.
I limiti della sicurezza dei BTP: rischi sottovalutati da molti risparmiatori
Interpretare i BTP come uno strumento rischioso può sorprendere chi è abituato a considerarli l’approdo più sicuro per i propri risparmi. Tuttavia, diverse analisi indipendenti sottolineano come questa rappresentazione sia fuorviante. In primo luogo, il rischio di default sovrano, pur remoto, non è inesistente. La storia finanziaria mondiale offre numerosi esempi di paesi avanzati che, in circostanze critiche, hanno ristrutturato il proprio debito pubblico, obbligando così gli investitori a subire perdite, tagli o dilazioni nei rimborsi attesi. Per l’Italia, le agenzie di rating e la Commissione Europea rappresentano oggi garanzie indirette, ma la situazione economico-finanziaria resta costantemente monitorata dai mercati internazionali, pronti a reagire di conseguenza ai segnali di instabilità o deterioramento delle finanze pubbliche.
Un altro rischio spesso ignorato è quello legato all’inflazione. Anche in presenza di cedole apparentemente generose, il valore reale dei guadagni può risultare deludente se il tasso di inflazione supera quello nominale offerto dal titolo. È proprio la differenza tra rendimento reale e rendimento nominale che mette a nudo la perdita di potere d’acquisto, soprattutto per chi detiene BTP standard anziché quelli indicizzati all’inflazione, come i BTP Italia.
Da ultimo, la liquidità di mercato rappresenta un rischio sottovalutato: se si decide o si è costretti a vendere i BTP prima della loro scadenza, si può subire una perdita in conto capitale significativa nel caso in cui i tassi di interesse di mercato siano saliti rispetto al momento dell’acquisto. Questa eventualità è diventata di dominio pubblico dopo le performance negative dei BTP Futura del 2021, la cui quotazione è scesa rispetto al prezzo di sottoscrizione, causando insoddisfazione tra molti piccoli risparmiatori.
BTP Italia: una risposta parziale alle criticità dei titoli tradizionali
Per rispondere alla criticità dell’inflazione, il Tesoro offre i BTP Italia, titoli espressamente indicizzati all’andamento dell’Indice dei prezzi al consumo. Essi prevedono che il capitale e le cedole siano aggiornati semestralmente sulla base dell’evoluzione del tasso inflazionistico. Questo meccanismo garantisce una protezione aggiuntiva contro la perdita di potere d’acquisto, assicurando che il valore reale del capitale resti sostanzialmente invariato.
Tuttavia, anche i BTP Italia presentano limiti strutturali:
- La clausola di salvaguardia garantisce il rimborso almeno del capitale nominale in caso di deflazione, ma non assicura un rendimento reale positivo in tutti gli scenari macroeconomici.
- Il valore di mercato resta soggetto alle dinamiche dei tassi d’interesse: se si vende il titolo prima della scadenza si è comunque esposti alle fluttuazioni del mercato.
- Bonus fedeltà e vantaggi fiscali possono rendere l’investimento leggermente più appetibile, ma non eliminano la dimensione del rischio.
La presenza di Clausole di Azione Collettiva su alcuni titoli di nuova emissione aggiunge un elemento tecnico ulteriore, consentendo allo Stato, in caso di grave crisi finanziaria, di rinegoziare in modo collettivo i termini del debito, riducendo il potenziale di contestazioni individuali da parte degli obbligazionisti.
Gestione del rischio e strategie di tutela per il risparmiatore
In presenza di questi rischi, l’unica vera strategia di tutela per gli investitori è la diversificazione del portafoglio. Investire tutto il patrimonio in BTP, come affermano alcune fonti autorevoli, rappresenta una scelta imprudente, poiché espone oltremodo alle dinamiche di rischio specifiche del debito sovrano italiano.
Le principali strategie suggerite dagli esperti sono:
- Allungare la durata media dei titoli solo se si può mantenere l’investimento fino a scadenza, evitando così il rischio di perdite in conto capitale dovute alla vendita anticipata.
- Affiancare BTP indicizzati (come i BTP Italia) a titoli tradizionali per mitigare almeno il rischio di inflazione.
- Monitorare costantemente il proprio portafoglio, seguendo l’andamento del rating dell’Italia e le indicazioni delle principali banche centrali e agenzie di rating.
- Considerare i BTP no CACs emessi prima del 2013 (che non sono soggetti alle Clausole di Azione Collettiva) come alternativa in alcuni casi, poiché riskiano meno una ristrutturazione forzata in caso di difficoltà statali.
È fondamentale non lasciarsi guidare da semplificazioni o slogan: il BTP non è né un biglietto della lotteria, né uno strumento per “fare il colpaccio”. La vera gestione del risparmio passa da una maggiore consapevolezza finanziaria, dalla comprensione dei prodotti e da un’attenta valutazione del rapporto rischio/rendimento.
In definitiva, mentre la probabilità di un default dell’Italia rimane considerata remota per gli analisti e la presenza di strumenti di salvaguardia offre una buona protezione, i tuoi soldi non sono mai davvero al sicuro al 100%. Solo una sana diversificazione e una conoscenza informata dei rischi possono davvero tutelare il proprio capitale nell’imprevedibile mondo della finanza moderna.